PRIMA DI TUTTO AMICI. CHI SIAMO

Non è possibile stabilire una "data di inizio-storia" dei camminatori folli, perché per farlo dovremmo cercare il punto di partenza di amicizie fatte di tempo, esperienze, maturazioni che non si possono decidere di avviare in un giorno preciso.
Forse i camminatori folli nascono dalla decisione (a posteriori una "abbastanza sana" decisione) dei nostri genitori che noi tutti conosciamo o, per quelli che ci hanno lasciato, abbiamo reciprocamente conosciuto, che più di venti anni fa hanno voluto che frequentassimo la parrocchia di Sant'Andrea a Livorno: quelle stanze parrocchiali, quella chiesa e quella piazza davanti possono raccontare molto meglio di noi l'evoluzione di persone che crescendo hanno fatto scelte in varie direzioni, ma tutte scelte che comprendessero quella di non perdersi, al di là del lavoro, delle famiglie, dei figli e delle intemperie che ogni vita comprende nel proprio trascorrere. Oggi non possiamo che ringraziare i nostri genitori, perché oltre che aver generato noi singolarmente, forse hanno diritto alla genitorialità anche del nostro stare insieme (e quindi anche camminare follemente). "Camminatori folli" è l'evoluzione di altre denominazione con le quali ci hanno o ci siamo chiamati nel tempo… "Vecchia guardia", "Pellegrini", "Zingari" sono state definizioni con le quali abbiamo tentato di definirci, un po' per praticità, un po' per far capire, forse, quanto era importante il "noi" che vivevamo nelle varie "imprese" in cui ci siamo buttati a capofitto. La nostra prima "fase", quella più "pellegrina" se vogliamo, è stata quella delle "passeggiate" Livorno-Roma del 2000 e Livorno-Assisi del 2002: il dormire per terra, il non prevedere dove dormire, l'affidarsi a ciò che il destino o la provvidenza che dir si voglia ci avrebbe regalato era una scelta, un modo forse anche di comunicazione non verbale per dire "non sono le comodità o i divertimenti comunemente intesi a rendere speciali i rapporti con le persone, a renderle amici". E gli incontri fatti, le sorprese avute in questo senso sono stati rinforzi di una convinzione che già avevamo. Un grosso spartiacque delle nostre "avventure" è stato il Cammino di Santiago del 2004, un po' per l'uso delle biciclette (deciso quasi esclusivamente per necessità di tempo), un po' per la lontananza e la durata del viaggio. Pedalare per 12 giorni consecutivi, per più di 850 km, conoscendo persone di tutte le nazionalità, assaporando il gusto della storia di una via antichissima di pellegrinaggio ma anche osservandone gli aspetti più commerciali, il tutto mentre con uno sguardo capivi se era il momento per prendersi in giro, per sostenersi in un frangente di fatica, per "aprirsi" in qualche riflessione personale. Ognuno partito per un motivo o con ispirazioni diverse, in quell'occasione più che mai il senso di sentirsi parte di un'unione viscerale con quegli amici è venuto fuori in ogni momento. Il valore aggiunto, senza dubbio.
Quelli che oggi hanno fondato i "Camminatori folli", tra un'impresa e l'altra non è che si perdevano di vista… anzi, è vero l'esatto contrario. Viaggi, cene, partite di calcetto e tutto quello che amicizie solide di così lunga data donano a chi ha la fortuna di viverle, hanno cadenzato il nostro stare insieme, accanto all'affrontare a supporto degli altri, a qualsiasi ora del giorno o della notte, gli eventi gioiosi o dolorosi che a nessuno mancano. Tra una cena ed un viaggio in camper all'Oktoberfest, nel 2008 abbiamo deciso di completare a piedi il percorso Santiago de Compostela-Capo Finisterrae che per piccoli ma ostici guai fisici nel 2004 non avevamo potuto intraprendere. La svolta "folle" di un'unione di per sé già non molto ortodossa giunge due anni fa, 2012, con la salita infinita del Nepal, al quale è succeduta la non meno ardua salita del Roraima del 2013. Tra le due "passeggiate" abbiamo deciso di renderci ufficialmente un'associazione, per allargare il respiro di ciò che ci piace fare, per condividere con altri quella sensazione indescrivibile del viaggiare in questo modo e perché, senza falsa modestia, può essere uno strumento per aiutare qualcuno. A questo punto una nota a parte dobbiamo dedicarla a Stefano, che oltre alla maestria ha sempre avuto la pazienza di portare la telecamera e registrare le note salienti dei nostri tragitti. L'ultimo filmato in Venezuela (realizzato con il contributo di Andrea) ci ha permesso di prendere in affitto un teatro, proiettarlo e raccogliere dei fondi per una altrettanto folle signora che ha riaperto il ristorante, malgrado la grossa somma di debito che è stato il motivo del suicidio del marito.

Questo è indubbiamente un altro aspetto che ci caratterizza e se possibile ci unisce ancor di più: per educazione familiare, valori interiori ed esperienza diretta, abbiamo la consapevolezza condivisa che se il nostro star bene fa star meglio anche qualcun altro che se la passa un po' peggio, noi stiamo ancora meglio. E sempre senza falsa modestia, ci piace esser così.
Nel 2014 i Camminatori Folli sono anche stati ospiti di Licia Colò e Dario Vergassola nella trasmissione ALLE FALDE DEL KILIMANGIARO su Rai3 per raccontare le loro folli avventure.
Nel frattempo i "camminatori folli" pensano a cosa fare nel prossimo futuro, perché a chi cammina non piace star troppo fermo. Magari siamo sulla soglia di un'altra evoluzione, cambieremo tipo di esperienza, modo di viaggiare, modo di renderci visibili… ciò che non cambierà certamente sarà l'amicizia che ci lega ed il sentirsi ognuno una parte degli altri. Una delle sfumature dell'amore che unisce le persone.
Questa è la base indubbiamente più folle di ciò che facciamo.